DR. MICHAEL LAITMAN PER CAMBIARE IL MONDO – CAMBIAMO L'UOMO

Probabilmente siamo stati risparmiati, per ora…

risparmiati

Ecco perché la vittoria di Trump è effettivamente la notizia migliore nella quale potessimo sperare.

Sebbene nessun sondaggio lo avesse anticipato, Donald Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Dal mio punto di vista, che ho espresso più volte, la vittoria di Trump è la notizia migliore per gli ebrei. Nonostante manifestassero in massa al seguito di Hillary Clinton, come già fecero con Obama e con tutti i candidati democratici negli ultimi decenni, il candidato migliore per gli ebrei ha vinto e gli ebrei negli USA e in Israele sono stati risparmiati, per ora…

Meno di un mese fa l’UNESCO negava la connessione fra Israele e il Monte del Tempio. Allora io scrissi che la decisione dell’UNESCO era l’inizio della fine dello Stato di Israele. Ciononostante io stesso ero sorpreso dalla velocità alla quale le cose stavano degenerando. Mentre gli occhi del mondo erano fissati sul conteggio dei voti, i “comitati dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, martedì votavano almeno 9 risoluzioni anti-israeliane, incluse due che ignorano il legame ebraico col Monte del Tempio”.

Questo voto, il primo di una serie di atti contro Israele, è parte di una vendetta contro Israele che Obama pianificava da tempo ormai. Se avesse vinto Hillary Clinton, la situazione di Israele sarebbe stata ben peggiore. Ma la vittoria di Trump, che ha ottenuto la maggioranza sia alla Camera che al Senato, ci permette di fare una pausa e riflettere su cosa dovremmo fare per evitare l’imminente catastrofe che sta per colpire il popolo ebraico.

Cosa ci rende ebrei?

Proprio come in Germania prima della seconda Guerra mondiale e in Spagna prima dell’inizio dell’Inquisizione, gli ebrei d’America stanno cercando di integrarsi con il popolo americano, sino ad estinguersi. Dall’ultimo sondaggio sugli ebrei statunitensi risulta che “il tasso di matrimoni misti è al 58%”, in vertiginoso aumento rispetto al 17% del 1970”. In altre parole gli ebrei non vogliono più essere ebrei; preferiscono essere americani senza alcuna affiliazione distintiva.

Questi dati non ci dovrebbero sorprendere. Se, in base al sondaggio, il 73% degli ebrei ritiene che ricordare la Shoah è ciò che li definisce ebrei e che il 42% pensa che essere ebrei significhi “avere un buon senso dell’umorismo”, non sorprende il fatto che molti ebrei vogliano uscire dall’etnia. Chi vorrebbe appartenere ad una minoranza odiata da tutti, che è costretta a compensare quest’odio con l’umorismo (principalmente a proprie spese)?

Ma se la storia ci ha insegnato qualcosa, che gli ebrei sono sempre stati perseguitati e non è mai stata concessa loro la possibilità di integrarsi completamente. Non ha funzionato nella Germania del XX secolo; non ha funzionato nella Spagna del XV secolo e non funzionerà nell’America del XXI secolo.

L’antisemitismo non è una paranoia

Jstreet, Jews for Justice in Palestine (Ebrei per la Giustizia in Palestina) e altre organizzazioni promosse da Obama, hanno tentato in ogni modo di dividere la comunità ebraica. Quando l’unione è l’unica forza del nostro popolo, nulla è più pericoloso per noi della separazione. Come ho scritto non molto tempo fa, la divisione fra gli ebrei americani e lo stato di Israele è una minaccia all’esistenza di entrambe le comunità. Finanziare la campagna elettorale della Clinton, per gli ebrei americani, equivaleva quindi ad armare Hamas o, anche peggio, a finanziare la costruzione dei propri campi di concentramento in America. Il Qatar e l’Arabia Saudita, che hanno versato centinaia di milioni di dollari per la campagna della Clinton e per la Fondazione Clinton, sono ben consci di questo. Ma in qualche modo gli ebrei, fieri della loro saggezza, hanno del tutto ignorato i fatti.

Potrebbe sembrare paranoico, ma i fatti sono che i campus americani sono diventati dei focolai per l’antisemitismo e il governo non ha fatto nulla per fermare questo. Tale indifferenza per i crimini di odio ripetuti chiaramente non coincide con il liberalismo e la democrazia. Se fosse stata eletta la Clinton, avrebbe perseguito la stessa politica con lo stesso vigore, mentre Obama sarebbe stato libero di “trattare” con Israele, come ha già cercato di fare attraverso le Nazioni Unite. Se la nazione ebraica non si unirà invertendo quindi questi piani malevoli, avremo sprecato la possibilità che la vittoria di Trump ci ha dato e le conseguenze saranno impensabili.

Perché l’unione?

Essere ebrei non ha a che fare con l’umorismo o l’intelletto; ha a che fare con rapporti umani equilibrati e con la connessione fra le persone. Mentre la natura mantiene un equilibrio lavorando con due forze complementari, quella positiva e quella negativa, noi umani usiamo solo quella negativa, che si manifesta in noi come egoismo. Questa forza è alla base delle guerre che facciamo, dell’inquinamento che rilasciamo nei cieli e negli oceani e degli abusi che commettiamo gli uni sugli altri. Dato che la forza negativa è l’unica ad operare nell’umanità, noi stiamo creando per noi stessi un mondo molto buio.

Quando noi ebrei accettammo di unirci “Come un solo uomo con un solo cuore” ai piedi del Monte Sinai, la montagna di sina’a (odio), fu la prima volta che la forza positiva venne introdotta nell’umanità su larga scala. E non appena ricevuta questa forza, ci venne dato il compito di diffonderla in quanto “Luce per le nazioni”.

I nostri antenati misero a punto un metodo molto semplice per mantenere la loro unione: essi coprirono l’odio con l’amore (Proverbi 10:12). Invece di tentare di sopprimere l’odio reciproco, essi si unirono al di sopra di esso invocando la forza positiva per equilibrare la loro società, quella stessa forza che equilibra tutte le altre parti della natura. Essi non lavorarono contro l’odio, piuttosto svilupparono l’amore al di sopra di esso. I nostri antenati non fecero questo per se stessi. Essi vollero creare un metodo per correggere l’ego di tutta l’umanità, per essere “Luce per le nazioni”. Per questo il kabbalista Ramchal scrisse che “Mosè desiderava completare la correzione del mondo a quel tempo” (Il Commentario di Ramchal alla Torah).

Rabbi Shimon Bar Yochai espresse l’intero processo di coprire l’odio con l’amore con queste semplici parole nel Libro dello Zohar: “Guardate quanto è buono e quanto è piacevole quando i fratelli siedono assieme. Questi sono i fratelli quando siedono assieme e non sono separati fra loro. Dapprincipio essi sembrano essere in guerra, desiderosi di uccidersi a vicenda. Poi essi tornano ad essere in amore fraterno… E voi, gli amici che sono qui, dato che prima eravate in uno stato di tenerezza e amore, d’ora in poi non vi separerete… E grazie ai vostri meriti vi sarà pace nel mondo” (Lo Zohar, Aharei Mot).

Sta a noi la scelta. Se decideremo di unirci al di sopra dell’odio che proviamo gli uni per gli altri, e questo lo sentiamo, allora diverremo finalmente ciò che noi, gli ebrei, dobbiamo essere: un modello che mostri come l’unione possa trionfare sull’egoismo e l’alienazione fra le persone. Tuttavia, finché eviteremo l’unione, noi negheremo al mondo la possibilità di bilanciare l’egoismo insito nella natura umana. Così diverremo i nostri peggiori nemici, perché il mondo ci disprezza per il nostro odio reciproco e per la nostra resistenza a svolgere il nostro compito.

Se vogliamo che il mondo riconosca il nostro valore, dobbiamo prima riconoscere la nostra missione. Ora è il nostro momento; non dobbiamo aspettare che sia troppo tardi.

Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu

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