DR. MICHAEL LAITMAN PER CAMBIARE IL MONDO – CAMBIAMO L'UOMO

Mahmoud Abbas accresce l’isolamento d’Israele. Dove e quando finirà?

mahmoud
Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha annunciato alcuni giorni fa che i palestinesi non sono più vincolati dagli accordi di Oslo. Nessuno si è sorpreso. I suoi collaboratori avevano promesso che nel suo discorso annuale alle Nazioni Unite sarebbe stata lanciata una “bomba” e il contenuto di quel discorso è stato fatto trapelare ai media molto prima che egli rilasciasse l’effettiva dichiarazione. Attorno ad Israele si è costruito, mattone su mattone, un muro di isolamento e in tutto il mondo si sta diffondendo un velenoso antisemitismo.

Ogni nuova crisi getta benzina sul fuoco dell’antisemitismo e dell’antisionismo. Il 19 settembre il Jerusalem Post ha riportato che “Il sindaco socialdemocratico di Jena, Albrecht Schröter, ha accusato Israele di essere in parte responsabile per la crisi dei rifugiati siriani ed ha invitato il ministro degli esteri della Germania a ‘mostrare minore tolleranza’ verso lo Stato ebraico”.

Prima di rendercene conto, potremmo essere considerati i colpevoli della crisi dei migranti, del rallentamento dell’economia cinese, del conflitto (ancora) emergente tra Russia e Usa in Siria e di chissà cos’altro il destino ha in serbo.

Ma essere il punto focale di tutta questa animosità ci mette in una posizione unica per ribaltarla. Come mai? Tutti sanno che quando si uniscono le forze per raggiungere un obiettivo comune le probabilità di successo aumentano, ciò che è meno evidente, però, è il valore dell’unione in sé per sé.

Eppure, noi ebrei nella storia abbiamo realizzato l’unione come mezzo di guarigione sociale. Il Midrash, così come Maimonide, approfondiscono l’argomento degli sforzi fatti da Abramo per unire i suoi compagni babilonesi, dopo aver visto il loro crescente allontanamento. Egli avrebbe voluto portare l’unione a tutti i popoli, non solo alla sua tribù. Quando lasciò la sua patria fu solo perché fu minacciato di morte. Eppure, anche viaggiando, continuò a trasmettere il suo metodo per stabilire l’unione tra la gente, quelli che si unirono a lui allora, sono coloro che noi oggi conosciamo come ebrei.

Qualche secolo dopo, un altro grande leader, Mosè, completò il compito e sigillò la realizzazione della nostra nazione, quando promettemmo di essere “Come un solo uomo con un solo cuore”. Così, l’unione e l’amore per gli altri sono l’essenza della nostra identità ebraica. Una volta uniti, siamo diventati una nazione potente, abbiamo attraversato il deserto, conquistato Canaan e ne abbiamo fatto la nostra terra.

Ma nel corso del tempo, la nostra unione è diminuita e così anche la nostra forza. Alla fine, abbiamo scelto l’odio infondato invece della solidarietà, per questo abbiamo perso la nostra terra per molti secoli.

Fin quando rimarremo inconsapevoli della nostra capacità unica di unirci, resteremo insicuri. Ora dobbiamo ricordarci che abbiamo il brevetto registrato dell’arma più potente al mondo, cioè l’unione. Cercare forza nel potere militare e finanziario o nell’abilità politica non ci renderà più sicuri; queste cose intensificheranno solamente la rabbia che il mondo prova verso di noi.

In questi giorni, la capacità di mantenere sana la società umana dipende unicamente dal nostro senso di solidarietà. I fin troppo comuni incidenti di violenza, come la sparatoria nell’Umpqua Community College dell’Oregon, il reclutamento in massa dell’Isis (secondo il New York Times, 30.000 persone solo negli ultimi dodici mesi) e il comportamento fraudolento di potenti corporazioni nell’industria automobilistica, sono solo sintomi della natura egoistica della società odierna. In effetti, siamo in condizioni critiche.

Queste circostanze fanno di noi, gli ebrei, i possessori del brevetto per la cura, la più potente nazione sulla Terra, poiché il destino del mondo dipende dalla nostra abilità di realizzare l’unione e condividerla con il mondo. Questo non è un dovere morale, è l’unica speranza di sopravvivenza dell’umanità e anche di tutti noi.

Eppure, invece di diffondere l’unione, stiamo cercando di dimostrare al mondo che siamo proprio come tutti gli altri. Non c’è da meravigliarsi se tutti ci incolpano di ogni cosa sbagliata al mondo. Questo è solo un altro modo di dire: “State causando problemi, potete risolverli quindi”. Se foste malati terminali e intuiste che qualcuno possiede la cura per la vostra malattia ma non vuole condividerla, cosa provereste per quella persona? Perché questo è quello che prova, in generale, l’umanità e non smetterà di odiarci fino a quando non vedrà che abbiamo smesso di essere il suo “problema principale”, come ha scritto Henry Ford nel suo noto libro.

Pertanto, siccome noi, gli ebrei, in passato abbiamo realizzato l’unione tra di noi, ora ci spetta il compito di introdurla nel mondo. L’umanità ci ritiene responsabili di tutti i suoi problemi; si sente dipendente da noi. Visto che solo noi possiamo provvedere, dovremmo scegliere un metodo sostenibile per rimediare all’alienazione umana, siamo responsabili del destino del mondo.

Di questi tempi, è semplicemente obbligatorio che ne facciamo la nostra massima priorità, per elevarci al di sopra di tutte le differenze e tornare ad essere “Come un solo uomo con un solo cuore”. Il nostro mondo è un piccolo stagno. Se ci uniremo, il nostro esempio si diffonderà più veloce di uno tsunami. Allora, proprio come adesso ci ritiene responsabile dei suoi guai, l’umanità ci sarà grata di tutte le sue gioie.

Originariamente pubblicato su L’Huffington Post Italia

Taggato con: , ,
Pubblicato in News