DR. MICHAEL LAITMAN PER CAMBIARE IL MONDO – CAMBIAMO L'UOMO

Se la pace con gli Emirati e Bahrein è un bene, dov’è il suono delle trombe?

Meno di un mese dopo l’accordo di normalizzazione con gli Emirati Arabi Uniti, anche il Bahrain si è unito al corteo di pace. Io sono favorevole: pace e normalizzazione sono sempre meglio di guerra e astio. Ma, se devo essere onesto, non vedo tanto entusiasmo da parte del resto del mondo, e credo che questo dimostri quanto siamo isolati nel mondo. Nonostante il fatto che Israele abbia stabilito connessioni con paesi prima nemici, nessuno celebra, nessuno suona le trombe a festa. Nonostante tutti gli sforzi per essere accettati, Israele e gli ebrei (anche se forse non lo riconoscono) sono esclusi dalla famiglia delle nazioni.

Ovunque appaia, Israele è diversa dalle altre nazioni, è così ovunque anche per la presenza degli ebrei. É ora di chiederci il motivo di questo fatto, è ora di capire che il modo in cui il mondo si relaziona a noi dipende da noi e non da loro. Le nazioni ci accoglieranno non appena porteremo qualcosa che loro considerano valido, non noi. Fino ad allora, qualsiasi cosa offriremo loro: tecnologie avanzate, agricoltura sviluppata, innovazioni nella medicina, brillanti scrittori, attori e registi, il mondo ci odierà sempre di più. Non riceveremo un grammo di gratitudine finché non porteremo loro ciò che vogliono davvero da noi. Non lo esprimono, ma dobbiamo tuttavia capirlo e farlo.

Questo “qualcosa” è molto chiaro: in un mondo frantumato, frammentato dall’odio, noi, ebrei e stato di Israele, dobbiamo portare la correzione al mondo, Tikkun Olam, attraverso l’unione. Il mondo non accetterà nulla di meno da noi.

Odiamo l’idea, ma noi non siamo uguali a tutti gli altri. Se non mi credete, potete chiedere a chi non è ebreo e diranno che sentono qualcosa di speciale riguardo agli ebrei. Alcuni ci odiano, altri ci amano, ma quasi tutti sentono che siamo diversi e hanno ragione. Nessun’altra nazione o persona, deve giustificare la sua esistenza, ma noi ebrei sì, come nazione, come paese e come individui. Dobbiamo riconoscerlo, altrimenti le altre nazioni ce lo diranno come fecero i nazisti ottant’anni fa.

Nessuna nazione attira l’attenzione più di quella ebraica, visto che da nessun’altra nazione ci si aspetta che sia un esempio per il mondo intero. Siamo giudicati con uno standard diverso perché da noi si pretende un atteggiamento più virtuoso degli altri, più amorevole verso gli altri, con più responsabilità reciproca di qualsiasi altra nazione.

Per aver detto questo, sono stato accusato da alcuni ebrei di essere antisemita. Ma negarlo non ci porterà da nessuna parte. Dobbiamo invece rimboccarci le maniche e metterci al lavoro, perché il mondo intero sta aspettando e sta diventando sempre più impaziente.

Le richieste delle nazioni del mondo verso il popolo ebraico non sono invenzioni di menti malate; i nostri stessi saggi nel corso dei secoli hanno detto che dobbiamo essere una nazione modello, “una luce per le nazioni”. Rav Kook, il leader del sionismo religioso prima della fondazione dello stato di Israele, articola poeticamente questo messaggio in maniera molto chiara nel suo libro Orot HaKodesh: “dato che fummo distrutti dall’odio infondato, e il mondo fu distrutto insieme a noi, ci ricostruiremo con l’amore infondato, e il mondo si ricostruirà insieme a noi”.

Come abbiamo detto, non dobbiamo unirci per il nostro bene, ma per dare l’esempio al mondo. Nei giorni precedenti alla distruzione del secondo tempio, ci fu un periodo in cui eravamo così uniti che i popoli dalle altre nazioni affluirono a Gerusalemme per assistere al miracolo. Il libro Sifrey Devarim descrive nel dettaglio come i gentili “andarono a Gerusalemme per vedere Israele…e dire “è bene aggrapparsi solo a questa nazione””

Similmente, Il libro dello Zohar (Aharei Mot) parla del nostro odio reciproco e dell’importanza della nostra unione per il resto del mondo: “Guardate, com’è bello e com’è piacevole per i fratelli sedersi anche insieme”. Questi sono gli amici mentre si siedono insieme senza separazioni tra loro. All’inizio sembrano persone in guerra, che desiderano uccidersi…poi ritornano ad essere nell’amore fraterno…E voi, gli amici qui, com’eravate in affetto e amore precedentemente, d’ora in poi, non vi separerete…e per merito vostro, ci sarà pace nel mondo”

Anche il libro Kol Mevaser sottolinea l’importanza dell’unione del popolo di Israele: “Questa è la garanzia reciproca per la quale Mosè si impegnò così tanto prima di morire, per unire i figli di Israele. Ciascuno di Israele è responsabile l’uno dell’altro, ossia quando tutti sono insieme, vedono solo il bene”.

Perciò dobbiamo renderci conto che non avremo pace, o tranquillità, finché non faremo pace tra noi. Fino a quando non ci innalziamo al di sopra del nostro odio, ben sedimentato tra di noi e non ci uniremo per essere un esempio per il mondo, le nazioni ci tratteranno come reietti.

Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu

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