Per decenni ci è stato detto che soltanto avendo una bella casa, un’auto nuova, un cellulare nuovo, delle scarpe nuove ecc.., saremmo stati più felici. Tuttavia, appena otteniamo l’ultimo modello di quella cosa che dovrebbe renderci felici, ci viene detto che è appena uscito qualcosa di nuovo e che non saremo mai felici senza possederla. Questo è il modo in cui abbiamo inventato il consumismo.
Negli ultimi anni è emersa una nuova tendenza chiamata “basso consumo” (lowsumerism), il quale è a favore solo di acquisti veramente indispensabili, essendo consapevoli dell’impatto che i nostri acquisti hanno sul pianeta. Evitare lo shopping però, non ci renderà più felici, quindi, invece di chiederci: “Come possiamo smettere di consumare troppo?”, ci dobbiamo chiedere: “Anzitutto, perché stiamo consumando troppo?”.
Gli psicologi Brickman e Campbell hanno coniato il termine “relativismo edonistico” per descrivere grosso modo la nostra propensione al consumo continuo. Al giorno d’oggi la chiamiamo per ciò che è: “tapis roulant edonistico”. L’osservazione di un fenomeno e la sua definizione tuttavia, non ne spiegano la causa. Per capire il motivo per cui siamo così inclini a questa tendenza dobbiamo comprendere la natura umana e il corso del suo sviluppo.
Noi esseri umani, come ogni altro elemento della realtà, siamo formati da elementi positivi e negativi. Inspirare ed espirare permette la respirazione, la circolazione avviene perché il cuore pompa il sangue dentro e poi lo spinge fuori, altrimenti moriremmo. Allo stesso modo, maschile e femminile si completano l’un l’altra in modo da consentire la continuazione della nostra specie, e il ciclo riposo-gioco dei bambini permette loro di crescere sani.
In tutti i livelli della realtà viene mantenuto questo equilibrio tra negativo e positivo, tranne che in una parte del sistema: il livello dei desideri umani. Nel mio libro La Kabbalah in tempi di crisi, pubblicato in italiano quattro anni fa, ho mostrato come i desideri umani si stiano evolvendo in modo che l’elemento negativo prenda il sopravvento e provochi la perdita di equilibrio, in una modalità che sta distruggendo il nostro pianeta, la nostra società e in definitiva tutti noi. L’eccessiva amplificazione degli elementi negativi nei nostri desideri si manifesta in egoismo accentuato e alienazione; questo insieme al desiderio di sfruttare gli altri a proprio vantaggio.
Il problema è che il nostro istinto naturale di fermarsi quando abbiamo avuto abbastanza, viene scavalcato dalla nostra necessità di superare gli altri: essere più intelligenti, più forti, più belli, più ricchi e così via. Più “superlativi” possiamo aggiungere all’ego, meglio ci sentiamo. Di conseguenza, nulla tra noi è equilibrato. E siccome siamo permanentemente squilibrati, siamo in costante (sebbene di solito inconscia) ansietà, al punto da confondere il sollievo (dall’ansia) con la felicità.
Tuttavia, esiste un motivo per cui non riusciamo a bilanciare i nostri desideri come il resto della natura. Noi consumiamo troppo perché ci sentiamo scollegati gli uni dagli altri quando in realtà siamo connessi in una rete di pensieri e desideri che determina ciò che siamo a quasi tutti i livelli. Eppure, solo se ci elevassimo al di sopra del nostro egocentrismo saremmo in grado di sperimentare positivamente questo livello di connessione.
Dal momento che non siamo in grado di elevarci al di sopra di questa connessione, la odiamo e le resistiamo in vari modi. I più sottomessi e introversi tra noi tendono a rifuggire dalla società e ad isolarsi. Quando non possono essere felici spesso cadono in depressione, evadono con droghe e alcol, o addirittura arrivano al suicidio. I meno inibiti tra noi prendono la strada opposta ed esprimono le loro connessioni interrotte con le persone in modi violenti e aggressivi.
Prendiamo l’ISIS, per esempio. Ci sono molti devoti musulmani che non diventano violenti, che mantengono un modo di vivere rigoroso in accordo alla loro fede e non cercano di forzare gli altri o di punire chi vive in modo diverso.
Gli attacchi terroristici del 22 marzo a Bruxelles sono l’esempio opposto. Al di là dell’ideologia islamica, questo è uno sfogo dell’odio umano diventato misantropia omicida. Rispetto a tali esplosioni, il consumo eccessivo da gestire sembra un gioco da ragazzi, eppure tutti questi problemi derivano dalla stessa radice: la nostra incapacità di bilanciare dentro di noi il negativo con il positivo.
Basta solo guardare le notizie per sapere che siamo arrivati ad un punto critico in cui dobbiamo riprendere il controllo di noi stessi, della nostra stessa natura e ripristinare l’equilibrio, ma per farlo dobbiamo imparare a connetterci in modo positivo.
Possiamo educarci alla consapevolezza di come la nostra interconnessione ci arrechi beneficio. Invece di cercare di imporci il basso consumo, impariamo semplicemente ad usare i nostri desideri per il bene comune, e siccome ci piace essere unici, la nostra unicità arricchirà le nostre comunità, le società e il mondo in cui viviamo. Invece di prendere, prendere, prendere, daremo, daremo, daremo. Tuttavia, poiché questa sarà la modalità di condotta generale nella società, finiremo per ricevere infinitamente di più di quanto potremo mai procurarci da soli.
In una società in cui tutti contribuiscono, avremo molto più dell’abbondanza materiale. Godremo della soddisfazione emotiva di essere in grado di esprimerci creativamente, della forza mentale e del vigore per il costante feedback positivo che riceveremo dal nostro ambiente sociale.
Non abbiamo tempo da perdere. La società globale è sull’orlo del collasso. Noi, il popolo, possiamo cambiarlo in Paradiso o lasciare che diventi Inferno. La scelta è nostra e dobbiamo farla adesso.
Originariamente pubblicato su L’Huffington Post Italia