DR. MICHAEL LAITMAN PER CAMBIARE IL MONDO – CAMBIAMO L'UOMO

L’umanità: inevitabilmente egoista ed inevitabilmente antisemita

Michael-Laitman

Più si sviluppano le nazioni, più le persone diventano egoiste e alienate, e la colpa viene sempre attribuita agli ebrei. È una legge della natura.

 

Il presidente Trump ha parlato al Congresso tentando di “consegnare un messaggio di unione e forza”, per attenuare le tensioni fra lui e i media. Ma il disgelo non è durato a lungo. Il giorno dopo, gli stessi mezzi di comunicazione che avevano dichiarato guerra al presidente, erano di nuovo tutti contro di lui, intenti a sputare fuoco su tutto ciò che fanno lui ed i suoi membri di gabinetto: dai presunti legami senza scrupoli fra il procuratore generale Jeff Sessions e la Russia, alla postura “inappropriata” della consulente Kellyanne Conway sul divano dello “Studio Ovale”.

Anche se non c’è nulla di buono in questa infantile “persecuzione” del presidente, c’è da mettere in conto il fatto che l’America sia piena di anti-semitismo. Peggio ancora, l’aumento del 94 % dell’antisemitismo a New York City dal 2015 al 2016 indica un aumento esponenziale di crimini d’odio contro gli ebrei. Questo, unito al fatto che sono state introdotte le armi da fuoco in questi crimini d’odio, li rende molto più pericolosi, come l’incidente avvenuto nella sinagoga dello stato dell’Indiana, nella quale un proiettile è stato sparato all’interno di un’aula. Non possiamo più essere compiacenti.

Come ho dimostrato nel mio ultimo articolo, più la società diventa egoista, più è incline all’antisemitismo. Gli attuali livelli di egoismo nella società americana la stanno disintegrando. A meno che in America non si verifichi un drastico cambiamento verso la coesione, la colpa dei mali del paese ricadrà nuovamente sugli ebrei, proprio come è sempre avvenuto ogni qualvolta che un paese si è trovato nei guai.

Come cresce l’egoismo

La crescita dell’egoismo è inevitabile. E non è né buona né cattiva, ma si tratta di un processo naturale dello sviluppo umano. Nei livelli inanimato, vegetale e animale della natura, non c’è egoismo, solo desiderio di autoconservazione o di sopravvivenza. Ad ogni livello, a parte quello umano, la natura procede senza problemi con le due forze opposte anche a vicenda, e crea un’evoluzione equilibrata. Una forza, quella positiva, connette, e l’altra forza, quella negativa, separa.

A livello subatomico, le due forze mantengono gli elettroni ad una distanza relativamente costante dal nucleo e così facendo mantengono l’integrità degli atomi. A livello molecolare, le stesse due forze mantengono gli atomi connessi in molecole pur mantenendosi distinti. Ai livelli organici, le due forze collegano le cellule e gli organi in organismi, mantenendo distinta l’identità di ogni cellula e di ogni organo all’interno dell’organismo.

Allo stesso modo, negli ecosistemi, tutte le specie sono interconnesse e interdipendenti pur mantenendo sempre le loro identità distinte. Le specie animali si alimentano a vicenda, ma solo perché questo è l’unico modo attraverso il quale possono sopravvivere; è così che la natura le ha create. Nessuna cattiva volontà esiste nei loro rapporti. Quando un leone mangia una zebra, per esempio, non lo fa per danneggiarla. Lo fa perché è affamato e non può saziarsi in altra maniera. Non appena il suo stomaco è pieno, smette di mangiare, lascia la carcassa agli spazzini, e non va a caccia di nuovo fino a quando il suo stomaco vuoto non lo costringe a mettere di nuovo gli occhi su una preda.

Gli esseri umani sono l’eccezione alle leggi della natura. Quasi tutto ciò che facciamo nasce dalle nostre cattive intenzioni verso gli altri. Nutrire il nostro corpo, al giorno d’oggi, non ci richiede più così tanti sforzi; così passiamo la maggior parte del nostro tempo, dei pensieri e degli sforzi a consumare di tutto in modo eccessivo, e cercando di dimostrare quanto siamo superiori agli altri. Di certo non facciamo questo per sopravvivere, ma per alimentare il nostro orgoglio e per rafforzare la nostra fiducia in noi stessi. In altre parole, lo facciamo per il nostro ego.

Nell’essere umano, l’equilibrio che tutte le specie mantengono grazie all’aiuto della natura è assente, perché noi siamo quasi del tutto privi della forza positiva. Proprio come dice la Torah, “…Poiché i disegni del cuore dell’uomo sono malvagi fin dalla sua fanciullezza” (Genesi 8:21).

Peggio ancora, più cerchiamo di soddisfare i nostri desideri egoistici, tanto più questi crescono. Il Midrash dice questo al riguardo: “L’uomo non lascia il mondo con la metà del suo desiderio in mano. Piuttosto, se lui ne ha cento, vuole avere duecento, e se ha duecento, vuole avere quattrocento” (Kohelet Rabah 3:13). Questo è il motivo per cui non siamo mai soddisfatti di quello che abbiamo e vogliamo tutto in eccesso: cibo, sesso, denaro e potere. E più ne abbiamo, più ne vogliamo. Ma ancor più che voler avere di più, vogliamo avere più degli altri! In un articolo intitolato “Is more always better? A survey on positional concerns” (Il di più è sempre meglio? Un sondaggio sul perché ci preoccupiamo del nostro ceto sociale), David Hemenway e Sara Solnick, professori all’Università di Harvard, hanno riscontrato che le persone preferivano ricevere uno stipendio annuo di $ 50.000 quando le altre intorno a loro ne percepivano $ 25.000, se invece le altre nella loro cerchia di conoscenze ne guadagnavano $ 200.000, non si accontentavano di guadagnarne 100.000 $.

Quando la concorrenza ci rende cattivi

Di per sé, la concorrenza non è un male. Ci spinge a migliorare ed a massimizzare il nostro potenziale. Però il nostro insaziabile desiderio di superiorità rende la competizione fra noi distruttiva. Come ho appena dimostrato, noi non vogliamo solo essere meglio, ma vogliamo essere meglio degli altri! E se siamo capaci di conseguire questo obiettivo mettendo i piedi in testa agli altri, questo renderà ancora più piacevole il nostro successo.

Mentre l’ego ci spinge a sviluppare la tecnologia, la medicina e la scienza, noi non le utilizziamo a beneficio dell’umanità, ma per soddisfare la nostra avidità. Le aziende farmaceutiche hanno poco interesse per la salute delle persone; il nostro denaro è la loro principale preoccupazione. Di conseguenza, producono farmaci che ci tengano in vita, ma sempre in una condizione di malattia.

Allo stesso modo, i produttori di generi alimentari non hanno alcun interesse a fornirci del cibo sano, ma piuttosto del cibo che ci farà venire la voglia di consumarne di più. Le eccessive quantità di sale, zucchero e additivi vari mescolati nei prodotti alimentari trasformati, hanno lo scopo di farci tornare al frigo e alla dispensa per prenderne sempre di più. C’è da meravigliarsi allora che stiamo vivendo un’epidemia di obesità?

Il punto critico

Esiste una buona ragione per cui l’ego è in crescita ed è il motivo per cui ci spinge a perseguire il potere e il controllo. Siamo diventati i signori della Terra perché la natura ci ha costruito per cercare il dominio e il potere. Inoltre, la natura ci ha creato privi della forza positiva, proprio perché la sua assenza dovrebbe farci desiderare il dominio. Nella nostra ricerca noi scopriremo che l’elemento mancante nella nostra vita è la forza positiva e vorremo imparare a lavorare con essa consapevolmente ed efficacemente.

Ogni volta che l’umanità raggiunge un picco nel suo sviluppo egoistico, comincia a percepire l’assenza della forza positiva come mezzo per equilibrare il suo eccessivo egoismo. Succede quando questa forza deve presentarsi, bilanciare l’egoismo, e portare l’umanità verso il livello successivo di sviluppo, nel quale le persone comprenderanno veramente il funzionamento della natura e anche come mantenere una società prospera per tutti.

Il problema è che per l’ego, la terapia della forza positiva che induce la connessione e la collaborazione fra le persone piuttosto che la separazione e la concorrenza, è una pillola amara da ingoiare. In gran parte, le persone scelgono di mantenere un atteggiamento di “Mangiamo e beviamo, poiché domani moriremo” (Isaia 22:13). Con il tempo si risveglieranno, ma di solito è troppo tardi per cambiare rotta.

La nascita dell’antisemitismo

Come ho osservato nell’articolo precedente, e come ho descritto nel mio saggio “Chi sei tu, Popolo d’Israele?” sul New York Times, Abramo è stata la prima persona a scoprire il processo di crescita dell’ego e a sentire la necessità di introdurre la forza positiva di equilibrio. Quando cominciò a dire ai suoi fratelli babilonesi che se fossero saliti al di sopra del loro odio e si fossero uniti, tutto sarebbe andato bene, Nimrod, Re di Babilonia, lo esiliò e lo costrinse a iniziare un cammino che alla fine avrebbe dato vita al popolo di Israele. La lotta fra Nimrod e Abramo ha creato l’antisemitismo.

Senza la forza positiva, l’antica Babilonia proseguì nella sua inesorabile disgregazione interna e fu infine conquistata e smembrata. Nel corso della storia, nessun impero è sfuggito al destino di rovina dell’ego. L’unica nazione che è sopravvissuta alle numerose persecuzioni e ai tentativi di sterminio è stata la nazione che Abramo, Isacco e Giacobbe hanno creato: la nazione di Israele, cioè quella che ha piantato nel suo cuore il seme dell’unione. Anche se per gli ultimi 2.000 anni non siamo stati uniti e abbiamo sofferto di odio interno probabilmente più di qualsiasi altra nazione, quel seme dormiente di unione che noi possediamo ci ha mantenuti in vita, e lo fa ancor oggi.

L’illustre scrittore Mark Twain, riflettendo sulla grande capacità di sopravvivenza degli Ebrei e sulla scomparsa di altre grandi nazioni, scrisse nel suo famoso saggio “A proposito degli Ebrei”: “L’Egiziano, il Babilonese e la Rosa di Persia sorsero, riempirono il pianeta di suoni e splendore, poi si dissolsero e svanirono come la rugiada del mattino; poi arrivarono i Greci e i Romani, fecero un gran rumore e se ne andarono. L’ebreo li vide tutti, li combatté e adesso è quello che è sempre stato. Tutte le cose sono mortali, tranne l’ebreo; tutte le altre forze passano, ma egli rimane. Qual è il segreto della sua immortalità?”

Sotto la guida di Mosè, siamo diventati una nazione una volta che ci siamo impegnati ad essere reciprocamente garanti e uniti “Come un solo uomo con un solo cuore”. Nonostante il nostro crescente egoismo, ci siamo sforzati di amare il nostro prossimo come noi stessi. Questa lotta ci ha costretto a migliorare e perfezionare il nostro metodo di connessione. Essa ha inculcato il principio di unione al di sopra dell’odio infondato, così profondamente dentro di noi, che nonostante il fatto che siamo stati esiliati dalla nostra terra a causa del nostro odio l’uno verso l’altro, i saggi ebrei hanno sempre continuato ad abbracciare l’unione al di sopra dell’odio come il solo mezzo per la sopravvivenza e la prosperità. Rav Kook ha scritto a questo proposito: “La grande regola nella guerra dei punti di vista, quando ogni punto di vista viene a contraddirne un’altro, è che non abbiamo bisogno di contraddirlo, ma piuttosto costruire al sopra di esso, e quindi ascendere” (Lettere del Raiah).

Emarginati nel corso dei secoli

Da quel primo confronto fra Abramo e Nimrod, siamo stati gli emarginati del mondo: accolti in un primo momento e infine banditi. Le nazioni sentono che negli ebrei esiste qualcosa di diverso, qualche forza segreta, ma l’ego non permette loro di sentire che quel qualcosa è capacità di connettersi al di sopra dell’odio. Oggi, neanche noi stessi sentiamo questo.

Ancora una volta, più una nazione si sviluppa, attraverso la propria guida egoistica, più ha bisogno della forza positiva per domare l’egoismo e prevenirlo, altrimenti collasserà inevitabilmente. E quando la forza positiva non riesce ad arrivare, perché anche noi ebrei siamo caduti nell’odio reciproco, le nazioni istintivamente ci incolpano per il loro crollo e ci puniscono.

Noi chiamiamo questo antisemitismo, ma in verità, non vi è nulla di simile. L’antisemitismo è solo la sensazione interiore delle nazioni che gli ebrei hanno la chiave per la felicità ma non la condividono. Anche se noi stessi non abbiamo idea di quale sia questa chiave o addirittura che ne siamo in possesso, il mondo sente ancora che è colpa nostra se le persone si combattono e si uccidono a vicenda. Lo sproloquio di Mel Gibson secondo cui “Gli Ebrei sono responsabili di tutte le guerre del mondo”, in realtà è l’espressione autentica di ciò che sente la maggior parte dei non ebrei, soprattutto fra i paesi più sviluppati, le cosiddette nazioni egoistiche. È così proprio perché sono i più egoisti e quindi hanno urgente bisogno di una cura per la loro malattia. E istintivamente si aspettano questo da noi.

Semplicemente non c’è modo di dire questo a bassa voce: se la comunità ebraica americana non fornirà alle persone americane iper-egoiste di oggi, il metodo per unirsi al di sopra dell’odio, gli americani potranno fare agli ebrei quello che le nazioni hanno sempre fatto agli ebrei dai tempi di Abramo. E tutto ciò che gli ebrei hanno creato per aiutare il mondo a svilupparsi, tutta la scienza e la tecnologia per rendere la vita facile ed efficiente, potrà e sarà usato contro di noi.

Ciò che oggi la comunità ebraica americana deve fare è connettersi al di sopra della reciproca antipatia e quindi servire da esempio! Il seme della connessione si trova all’interno di tutti noi e di ciascuno nella nostra tribù. Tutto quello che dobbiamo fare è “fare uno sforzo” per connetterci fra noi, e questo ci riporterà alla vita.

La connessione ci ha resi una nazione ai piedi del Monte Sinai, e ci ha dato il compito di essere “Una luce per le nazioni”, un esempio di unione in un momento di profondo buio narcisistico. Il metodo per la connessione, sin ora rimasto latente, che gli ebrei possiedono, è l’unica cosa che fermerà l’antisemitismo e che invertirà la disintegrazione della società americana. Più aspettiamo, più sarà difficile conseguire la connessione.

Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu

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