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Antisemitismo istituzionalizzato all’Università di Berkeley: fatti e dettagli

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L’articolo della settimana scorsa Annullato il nuovo corso all’Università di Berkeley: come sbarazzarsi di Israele, ha fatto molto rumore. Ho ricevuto diverse e-mail in seguito all’articolo, di cui la maggior parte era a favore degli argomenti riportati.

Tuttavia, una e-mail in particolare ha catturato la mia attenzione. Proveniva nientemeno che dal signor Dan Mogulof, Assistente Vice Rettore dell’Ufficio Comunicazioni e Affari Pubblici all’Università di Berkeley. Nella e-mail, il signor Mogulof si lamentava che il “pezzo sul Jerusalem Post riguardante il corso sulla ‘Palestina’ a Berkeley fosse superato, incompleto e inesatto” perché il corso era stato annullato due giorni prima. Mogulof ha anche espresso la sua speranza che, in futuro, i miei colleghi ed io avremmo “ritenuto opportuno attendere la conferma di fatti e dettagli prima della pubblicazione”.

Ho pensato che fosse un buon consiglio e ho deciso di esaminare i fatti e i dettagli riguardanti l’antisemitismo all’Università di Berkeley, per poi condividere i risultati con i miei lettori. Quello che ho appreso non mi ha sorpreso e vedere tutti gli elementi in blocco ha rappresentato di nuovo un quadro desolante.

Come vedrete in seguito, ci sono motivi di preoccupazione fondati sul futuro degli ebrei nei campus americani.

Fatti e dettagli

Prima di tutto, riguardo allo stesso corso: se, secondo il signor Mogulof “il promotore del corso… non era conforme alle politiche e alle procedure che regolano la normale revisione accademica e l’approvazione dei corsi proposti”, perché l’università lo ha ripristinato meno di una settimana dopo la sua cancellazione?

L’antisemitismo e l’anti-sionismo a Berkeley non sono cominciati con questa farsa accademica; risalgono agli anni ‘90, quando “il corpo studentesco e i docenti di Berkeley, prevalentemente di sinistra, adottarono la Palestina come nuova causa politica”. Durante la seconda Intifada, questi sono diventati molto più espliciti e aggressivi, e nel campus a Berkeley i media hanno cominciato a trasmettere testimonianze di studenti sull’antisemitismo. L’università si è fatta gradualmente la fama di focolaio di attività antisemitica e anti Israele.

Quando gli studenti filo-palestinesi sono diventati più aggressivi nel comportamento, incluso un incidente che ha comportato lo speronamento con un carrello della spesa di una studentessa ebrea che stava esprimendo pacificamente il suo sostegno ad Israele, sono state avviate delle procedure legali contro l’istituzione. Anche se l’università non ha contestato i fatti, le procedure non hanno comportato nessuna decisione e l’atmosfera anti Israele e antisemita è diventata sempre più evidente.

Nel 2014, Ami Horowitz, che gestisce un canale video su YouTube, ha realizzato un video in due parti presso l’Università di Berkeley. Nella prima parte, Horowitz sventola una bandiera dell’ISIS, gridando dichiarazioni a favore di questa. Nella seconda parte, sventola una bandiera israeliana e parla a favore dello Stato di Israele. I risultati sono pesanti. L’unico commento “negativo” che ha ricevuto Horowitz mentre sventolava la bandiera dell’ISIS (mentre fumava una sigaretta) è stato: “Non si può fumare nel campus, sarai segnalato”. Ma quando il signor Horowitz ha sventolato la bandiera di Israele, sono state scagliate contro di lui bestemmie e grida per tutto il tempo.

Berkeley non è l’unica

È vero, i video possono essere modificati per “orientare” la verità, eppure The Jewish Voices on Campus (Voci ebree nei Campus) una collezione di testimonianze video e il documentario Crossing the Line 2: The New Face of Anti_Semitism on Campus (Attraversare la seconda linea: il nuovo volto dell’antisemitismo nei campus), confermano che l’antisemitismo negli Stati Uniti sia un problema diffuso e radicato. Anche se le testimonianze sono spesso inquietanti da guardare per la loro evidente autenticità, il filmato non lascia alcun dubbio: i campus americani sono contagiati dall’antisemitismo.

Ora, grazie alla reintegrazione del corso di Berkeley, che promette di “esplorare le possibilità di una Palestina decolonizzata”, l’antisemitismo è stato ufficialmente istituzionalizzato nella “principale Università pubblica degli Stati Uniti e del mondo”.

Perché sta accadendo?

Nonostante tutti i nostri sforzi, le nazioni ci escludono ancora. Ogni volta che qualcosa va male, la colpa è nostra. Persino dopo l’11 settembre, una grande scritta sul muro dell’Università di Berkeley (e dove altrimenti) diceva: “Sono gli ebrei, stupidi!”. E se si guarda alle nostre radici, si scopre che siamo veramente diversi.

Per quanto strano possa suonare, le radici dell’antisemitismo si trovano all’interno degli stessi Ebrei: nell’allontanarsi gli uni dagli altri. Quando l’antisemitismo colpisce, ci uniamo istintivamente, ma quando si placa, ci scagliamo l’uno contro l’altro e abbandoniamo il nostro legame.

Perché siamo paria?

Noi Ebrei siamo una nazione concepita allo scopo di portare al mondo la connessione e l’unità. Quando non riusciamo a realizzare la nostra vocazione, come ci dicono i nostri antichi saggi, le nazioni sentono che non esiste giustificazione per la nostra presenza qui sulla Terra. Anche se non tutti i non ebrei la pensano così, l’eterno odio verso di noi la dice lunga. Ogni volta che qualcosa va storto, la gente brontola “Sono gli Ebrei, stupidi!”. Le persone incolpano gli Ebrei, quando non riescono a trovare la causa dei loro problemi.

Inoltre, anche il Libro dello Zohar scrive che quando non svolgiamo la nostra missione “Guai a loro (gli Ebrei), perché con queste azioni provocano la presenza nel mondo di povertà, rovina, rapina, saccheggio, uccisione e distruzione” (Tikkuney Zohar, 30).

In altre parole, la nostra unica colpa è di aver abbandonato la nostra missione: portare l’unità e la connessione. Ai piedi del Monte Sinai ci fu detto che se non ci fossimo uniti “Come un solo uomo con un solo cuore”, questo mondo sarebbe stato la nostra tomba. E quando ci unimmo, ci venne dato l’incarico di essere “Una luce per le nazioni”. Nel momento in cui abbiamo raggiunto l’unione, abbiamo avuto il compito di condividere il legame unico che abbiamo creato.

Circa duemila anni fa, abbiamo spezzato il nostro legame e siamo caduti nell’odio infondato. In quel momento, siamo diventati incapaci di trasmettere la nostra speciale unione e, pertanto, abbiamo provocato quello che oggi definiamo antisemitismo. Con il crescente egoismo delle nazioni e la nostra incapacità di offrire loro una cura, il motivo della nostra esistenza diventa sempre meno chiaro per loro.

È necessaria una cura urgente

Mentre l’egoismo e il narcisismo si propagano, le società stanno crollando in tutto il mondo. L’unica soluzione al problema è unirci al di sopra dei nostri egoismi e gli ebrei sono gli unici a dover mostrare come farlo. Fintanto che eviteremo il compito, il mondo ci accuserà di provocare le guerre. Non fa differenza se non stiamo facendo niente del genere. Ciò che conta è che non stiamo portando l’unità, e l’assenza di unità sta causando guerre in tutto il globo.

L’attuale ondata di odio crescerà fino a quando smetteremo di odiarci l’un l’altro. Questo porta la soluzione dell’antisemitismo nei campus americani e in tutto il mondo, interamente nelle nostre mani. Se ci uniamo e copriamo la nostra antipatia reciproca con l’amicizia, riaccenderemo quel legame speciale che abbiamo perso. Facendo questo, saremo ancora una volta “Una luce per le nazioni”.

L’antisemitismo ci costringe all’unione. Tuttavia, se ci uniremo di nostra spontanea volontà, non ci sarà bisogno dell’antisemitismo e quindi svanirà.

Durante una conversazione televisiva nel 2013, avuta con il compianto Professor Robert S. Wistrich, ricercatore sull’antisemitismo, famoso a livello internazionale presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, egli disse che, come persona impegnata da tutta la vita in ricerche sull’odio verso gli Ebrei, credeva che l’antisemitismo avesse a che fare con l’antica missione del popolo ebraico di essere una luce per le nazioni e spiegò che questa missione ha a che fare con il comandamento “Ama il tuo prossimo come te stesso”.

Il mondo ci sta dicendo che è tempo di tornare alle nostre radici. È tempo di riunirci e di riaccendere la nostra responsabilità reciproca e il nostro amore per l’altro. Non dobbiamo amare il nostro prossimo come noi stessi perché lo desideriamo, dobbiamo farlo perché le nazioni richiedono che mostriamo la strada. Senza il nostro esempio, rimarranno nell’odio reciproco e si distruggeranno a vicenda. Ma prima di farlo, distruggeranno noi. Il mondo non ci legittimerà fino a quando non gli daremo quello di cui ha bisogno e ciò di cui ha bisogno è il nostro esempio di unità.

Caro signor Mogulof, mi lasci concludere con una proposta: che ne pensa se, senza cancellare eventuali corsi esistenti, l’Università di Berkeley offrisse un corso che insegna alle persone come connettersi al di sopra delle loro differenze? I miei colleghi ed io abbiamo tutta l’esperienza e le credenziali accademiche richieste per promuovere una tale iniziativa. Se veramente vogliamo che prevalga la pace, è necessario cominciare dentro i nostri cuori e le soluzioni politiche seguiranno in modo naturale.
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu

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